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"La favola, quella che si distingue per le carinerie stereotipate e l'happy end del genere, stavolta non può che essere a contraggenio e quindi materiarsi e tingersi di crudeltà; e infatti Celeste, seguita in alcuni momenti apicali dei primi suoi anni di vita, si muove in una famiglia di mostri - beninteso i mostri piccoli piccoli e inconsapevoli di una quotidianità comune e diffusa: sagome di mostri. [...] Nondimeno Daniela Carmosino conosce bene e spende al meglio il talento della leggerezza; e se la sua scrittura, come struccata, reca le evidenze cosali e ponderali di fatti, pure si praticano abili manovre di alleggerimento che conferiscono lucentezza e fascino alla struttura del linguaggio". (dall'Introduzione di Marcello Carlino)